martedì 26 dicembre 2017

LA RADICALITÀ DELL'AVANGUARDIA - Introduzione

( S. Taccone, Introduzione in Id., La radicalità dell'avanguardia, Ombre Corte, Verona, 2017)

I saggi raccolti in questo volume – in gran parte già pubblicati in altre occasioni – rappresentano altrettante tappe di un mio ideale itinerario di ricerca che si è andato svolgendo tra il 2013 ed il 2016. Tutti gli scritti sono generati da un’occasione particolare fornita da sollecitazioni esterne, ma ad esse ho sempre risposto cogliendo l’occasione per mettere a fuoco i problemi intorno ai quali in quegli anni mi sono andato arrovellando. Domande in continuità con tutto il mio percorso improntato alla relazione tra le arti visive e le istanze politiche radicali, ma fattesi nel tempo più precise e circostanziate, nella prospettiva di individuare, qualora ce ne fossero stati, momenti davvero di unione, di integrazione, di indistinguibilità tra l’estetico ed il politico. 




Per fare questo una grande luce mi è stata fornita dalle pur assai diversamente motivate, eppure non prive di tangenze, letture che della vicenda delle avanguardie storiche forniscono Mario Perniola con L’alienazione artistica (1971) e Peter Bürger con Teoria dell’avanguardia (1974). Entrambi, nei loro rispettivi lavori, mettono infatti in evidenza come esse non riguardino – almeno originariamente – una mera trasformazione dei linguaggi e delle forme, ma mirino ad una più ampia trasformazione della vita, della società, del mondo stessi. Grande importanza, presente sullo sfondo dell’intera raccolta, ha rivestito inoltre per me l’esempio dell’Internazionale Situazionista e della figura teorica di Guy Debord e di altri esponenti di questo movimento. Evidentemente debitore all’I.S. delle sue tesi è lo stesso Peniola, mentre l’I.S. anticipa chiaramente la lettura bürgheriana delle avanguardie storiche, così come la sua svalutazione delle neoavanguardie. 


Un momento della presentazione del libro al MAAM Museo dell'Altro e dell'Altrove di Metropoliz_città meticcia di Roma, 14 ottobre 2017. Da sinistra Michela Becchis, Giorgio de Finis, Stefano Taccone, Antonio Saccoccio.


Dalla svalutazione delle neoavanguardie sono partito per interrogarmi sulla verità di tale giudizio, scoprendo innanzi tutto come nel tempo delle neoavanguardie sussistano casi non registrati dal sistema dell’arte ufficiale eppure – o meglio proprio per questo – votati ad una ripresa delle istanze di superamento dell’arte nella vita quotidiana delle avanguardie storiche. Ho rivisto inoltre il giudizio negativo sulle neoavanguardie vere e proprie anche in considerazione che lo si pronuncia sempre in nome di quello che comunque, a tutt’oggi, appare un fallimento – perché altro destino non hanno avuto gli obbiettivi delle avanguardie storiche –, nonché delle derive totalitarie da cui le avanguardie storiche non sono state certo immuni ed alle quali in un certo senso le neoavanguardie, pur con un sovrappiù di debolismo, hanno ovviato. neoavanguardia “ultimogenita”, quasi avanguardia possibile dopo la fine dell’utopia del superamento dell’arte è infine la critica istituzionale, movimento non di meno paradossalmente di rinnovata enorme ambizione una volta sfrondato delle vecchie enormi ambizioni che non di meno riporta anch’esso una sostanziale sconfitta, ma forse vince qualche episodica battaglia e già è qualcosa. 


Un momento della presentazione del libro all'Ex Asilo Filangieri di Napoli, 24 ottobre 2017. Da sinistra Leonardo V. Distaso, Stefano Taccone, Nicolas Martino.

Tutto il mio itinerario non è mai stato improntato alla nostalgia. allo spirito di chi scopre un passato che non può più essere come mera consolazione per un presente immodificabile. Mentre scrivevo forse le idee sul lascito di tali esperienze forse mi erano più chiare e nette. Oggi che sento concluso questo cammino, né sento di dover aggiungere più nulla di rilevante in proposito, pensare che si possano declinare queste esperienze al futuro confesso che mi appare assai più insidioso e problematico. ritengo lecito  qui confermare tuttavia, ancora una volta, la mia convinzione che, sfrondata di ogni possibile deriva totalitaria, che è il rischio di ogni pensiero forte, la radicalità dell’avanguardia può forse ancora oggi offrire importanti sollecitazioni ad un presente in evidente crisi di paradigmi e pervaso da profonde sacche di insoddisfazione.

                                                                                                                                                                                                             Stefano Taccone

4 commenti:

  1. Ho letto con interesse, sei tra i pochi giovani studiosi curiosi del passato ed interessati alle avanguardie anche a napoli. Penso che fare arte sia sempre un cercare di capire il mondo, qualcosa di diverso dal produrre oggetti decorativi.....mi piacciono gli artisti che mi fanno pensare!

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    1. Sono pienamente d'accordo! Tra pochi mesi è in arrivo qualcosa di grosso nuovamente per gli artisti napoletani... ;)

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  2. Sono in attesa di leggerlo


    Gaetano Romano

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    1. Grazie Gaetano! Leggo solo ora! Spero che poi tu sia riuscito a leggerlo...

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